ROMA – Roma, PalaEur. Marzo del 1986. Marta Russo ha appena messo a segno l’ultima stoccata. Quella decisiva. Dopo due giorni di gara, è lei la campionessa italiana della categoria Bambine fioretto femminile. Esulta, sorride, eppure dopo un po’ quasi s’imbroncia. Le compagne di sala l’abbracciano. La festeggiano. E però le chiedono il perché di quegli occhi che tradiscono qualcos’altro, che non sia soltanto gioia. “Oh, Marta, hai vinto! Ma sei contenta?“. Lei risponde che “sì, certo…“, ma con quei puntini sospensivi da riempire. “Sono contenta, è chiaro. Però ho visto la mia avversaria piangere per la sconfitta. E mi dispiace per lei“.
Chi fosse Marta, la schermitrice, la bimba che sarebbe poi diventata donna prima che un destino tremendo la strappasse alla vita (22enne) in un’età in cui morire dovrebbe esser vietato, è tutto in quest’aneddoto. Papà Donato, maestro di scherma, lo racconta con un sorriso sereno, pure se da 25 anni non si dà pace. Né può trovarne. “L’esistenza della mia famiglia, da quel giorno del 1997, è cambiata. E nulla tornerà come prima. Inutile negarlo. Eppure, andiamo avanti per portare avanti il messaggio che ci ha lasciato“, le parole di suo padre.
Il messaggio di Marta si racchiude in una parola soltanto: donare. Aveva 15 anni quando sul suo diario segreto scrisse che avrebbe voluto la donazione degli organi. Grazie a quel dono, dopo il suo assissinio in quel folle episodio ch’è passato alla storia d’Italia come il “delitto dell’Università La Sapienza di Roma”, ora sei persone vivono una nuova vita.
Su quelle tracce, sabato pomeriggio, Marta Russo sarà ricordata a Roma come schermitrice e come donatrice nella manifestazione che porta il suo nome. L’Aquario Romano di Piazza Fanti sarà la prestigiosa location della 21esima edizione di “Una Stella per Marta”, kermesse che fa memoria guardando al futuro. “Da quanto nostra figlia non c’è più, attraverso l’Associazione che soprattutto mia moglie Aureliana porta avanti, sensibilizziamo le persone sull’importanza della cultura della donazione. Lavoriamo con i ragazzi delle scuole, proseguiamo l’impegno a cui Marta, che sognava un mondo più giusto e anche per questo studiava con l’ambizione d’entrare in Magistratura, teneva moltissimo“, ricorda il papà.
Il “Marta Russo 2022”, allora, diventerà un’occasione speciale, una tradizione ripristinata dopo lo stop forzato imposto dalla pandemia. “La solidarietà degli schermidori azzurri mi ha sempre emozionato – continua Donato Russo -. Nella nostra manifestazione abbiamo ospitato negli anni tantissimi campioni, accadrà anche stavolta e li ringrazio infinitamente perché ci dedicano il loro unico giorno libero“.
Già, perché il ricordo di Marta nel “suo” sport è sempre vivo. La Federazione Italiana Scherma, che a lei ha intitolato il titolo nazionale Assoluto di fioretto femminile individuale, sostiene l’organizzazione dell’evento di sabato, che sarà presentato da Stefano Pantano e aperto da baby tiratori di Club Scherma Roma, CS Marta Russo e Giulio Verne. Poi, alla presenza di tante autorità e ospiti d’eccezione, i grandi protagonisti saranno nomi illustri delle Nazionali azzurre, da big pluri-medagliati a giovani che si stanno imponendo sui palcoscenici più prestigiosi. A cominciare dalle fiorettiste: Arianna Errigo sfiderà Valentina De Costanzo, Camilla Mancini tirerà con Francesca Palumbo. Nel fioretto maschile Giorgio Avola affronterà Giuseppe Franzoni, mentre nel match degli sciabolatori saliranno in pedana Gigi Samele e Michele Gallo. Infine la spada, che vedrà la campionessa mondiale di pentathlon Elena Micheli incrociare le lame con il suo mental coach Paolo Pizzo.
Una parata di stelle, per far brillare ancora la memoria e il messaggio di Marta.